02/09/2021

Mozziconi, scontrini, tappi di plastica, fazzolettini, mascherine, bottiglie, buste, residui di cibo, frammenti di vetro, sacchetti  ricolmi di piatti e bicchieri,  e tant’altro ancora.

Spiagge, tratturi di campagna,  boschi, cigli stradali, dune, questa estate  più che mai,  invasi da rifiuti,  nella maggior parte dei casi,  abbandonati (lo chiamano littering) dagli stessi frequentatori  di questi luoghi ‘ameni’. A ciò si aggiunge l’ancor più grave scempio provocato dall’abbandono dei materiali edili di risulta, copertoni, vetri, apparecchi TV e Pc in campagna, sulle scogliere, nelle gravine. 

“Il lockdown, ha  rallentato  il fenomeno dell’abbandono dei rifiuti nei luoghi extra urbani,  riequilibrando  le situazioni più appariscenti e  mostrandoci come la natura sia molto più generosa dell’uomo nel riparare ciò che l’essere umano guasta. Una lezione che tuttavia ancora una volta  non si è  compresa, se il  ritorno alla libertà – commenta Leonardo Giangrande, presidente prov. di Confcommercio- è stato interpretato come  libertà di insudiciare, violare, aggredire. 

Le strutture ricettive ed i punti di informazione turistica questa estate   hanno ricevuto numerose   lamentele da parte dei turisti, su entrambi i versanti della provincia. Turisti   che hanno segnalato soprattutto  il degrado diffuso e l’abbandono di rifiuti  sulle spiagge pubbliche, meravigliandosi dell’assenza di addetti al servizio di raccolta. Se è ben noto che i piccoli Comuni versano in difficoltà economiche, e che la cura degli spazi e dell’ambiente extra urbano  rappresenta una delle problematiche di più complessa soluzione, non è detto che si debba e possa accettare con rassegnazione un simile abuso.  E’ in ragione di ciò che occorre aprire un tavolo pubblico di confronto al quale siedano i Comuni, la Provincia,  la Regione per individuare percorsi che possano aiutare le Amministrazioni   a svolgere più efficacemente il loro compito, a partire dalla cura e dal  mantenimento del decoro  degli spazi pubblici, per arrivare al servizio pubblico di raccolta rifiuti che nelle zone turistiche nel periodo estivo ha spesso  funzionato male”

 L’Assessorato regionale all’Ambiente, quest’anno ha ripartito 900 mila euro tra 69  comuni costieri pugliesi per sostenerli nell’attività di rimozione dei rifiuti abbandonati su spiagge, strade, etc. Cifra che è stata ripartita in modo proporzionale in base ai metri di linea  di costa di pertinenza comunale con contributi da un minimo di 3 mila euro e 40 mila euro.

“Probabilmente – commenta ancora Giangrande- un aiutino che è  poca cosa rispetto alle necessità, ma che certamente è un punto di partenza, la base per una programmazione che coinvolga ad esempio  cooperative di giovani disoccupati per uno scambio servizi. Confcommercio Taranto si sta attivando per organizzare un tavolo di confronto con i referenti degli Enti territoriali per individuare un percorso comune finalizzato a far fronte a questo complesso e difficile fenomeno.

Insomma, non possiamo accettare che  la mancanza di civiltà di alcuni cittadini  abbia il sopravvento. Non possiamo vanificare gli sforzi che si stanno  sta compiendo a più livelli  per rilanciare l’immagine turistica del territorio provinciale. Le Amministrazioni pubbliche devono essere dotate di maggiori strumenti per combattere il fenomeno. La problematica dei rifiuti è grave e riguarda tutti, non possiamo girare la testa dall’altra parte.

Chiaramente occorre incrementare  anche l’attività di informazione, educazione e responsabilizzazione del cittadino, così come  gli spazi extra urbani andrebbero dotati di punti di raccolta dei rifiuti per disincentivare l’abbandono ed   andrebbe attivato  un maggiore controllo e  monitoraggio delle aree extra urbane,  non solo delle spiagge, ma anche delle campagne così come del resto avviene in Toscana,  Umbria,  Veneto, Trentino, aree  dove il paesaggio rurale è protetto perché è parte integrante degli itinerari turistici  (vie del vino e dell’olio, masserie, cultura contadina) .” Ricordiamo che l’abbandono i rifiuti è un reato ambientale che comporta sanzioni di tipo amministrativo nel caso il responsabile sia un privato, e penale nel caso di un impresa o di un ente. E’ previsto persino l’arresto sino a due anni in caso di persona giuridica con sanzioni sino a 26 mila euro.